mercoledì 8 febbraio 2017

Cosa succede in famiglia quando la mamma in attesa o la neomamma cade in depressione.

Quando la mamma in attesa o la neomamma cadono in depressione, per motivi che vanno dal puro sbalzo ormonale alla rivoluzione perpetrata dal subconscio che esplode portando in superficie tutti i traumi latenti, la famiglia neo costituita e quella d'origine vengono profondamente toccate.
Questo è normale ma quello che invece fa ancor più male alla donna in depressione è la falsa convinzione dei familiari che:
1- sia solo questione di volontà uscire dalla stato depressivo
2- i farmaci siano vietati in graviddanza e nel post partum e che addirittura possano fare male al bambino
3- loro non possono farci nulla

La buona nuova che porto oggi è che le famiglie possono invece fare tantissimo e fanno la differenza:avendo la lucidità per affrontare la questione, invece di negarla, possono effettivamente risolverla, ovviamente con il placet della persona malata. 

Cosa possono fare? 
Innanzitutto prendere atto che la Depressione in Gravidanza e nel Post Partum E' UNA MALATTIA SERIA, che non va sottovalutata. Quindi, come per ogni malattia, ci si DEVE rivolgere agli specialisti di riferimento: lo psicoterapeuta e lo psichiatra. 
Se li chiamiamo cosa accade? Che avremo la possibilità di curare la mamma in tempi rapidi, migliorando la sua vita nel giro di pochi mesi e assicurando alla mamma l'opportunità di seguire il proprio bimbo, di affrontare con serenità il parto e le responsabilità di gestione della nuova vita.

Se invece le famiglie NEGANO la MALATTIA, questa può solo degenerare, portando anche ad atti violenti delle mamme contro se stesse

Vorrei chiarire che le mamme depresse NON SONO MAI VIOLENTE COI BIMBI, al massimo verso se stesse. Quando si sente dai media di qualche atto violento perpetrato contro i figli, si ha a che fare con mamme psicotiche, ben diverse dalle mamme depresse.

Quindi cari familiari, state attenti ai campanelli d'allarme lanciati dalle mamme perché prima le aiutate prima loro guariranno e la famiglia con esse ritroverà serenità e forza!

Per saperne di più sulle attività d'aiuto in ambito nazionale e nel proprio territorio consultate la seguente pagina:

http://www.progettoilizia.it/numeri-d-emergenza

Non ci credete e vorreste delle testimonianze: ebbene chiedeteci il libro che abbiamo pubblicato, "Mamme  Sottosopra" (http://www.progettoilizia.it/single-post/2016/12/02/In-vendita-a-Met%C3%A0-Gennaio-il-Libro-MAMME-SOTTOSOPRA) dove troverete ben 15 storie di vittoria sulla depressione, in gravidanza e nel post partum. Per averlo chiediamo solo una piccola donazione, a copertura delle spese di spedizione.



Quindi vi lascio con la seguente parola d'ordine: INFORMAZIONE!

Perchè solo la corretta informazione può portare le mamme ad una pronta guarigione.

Raffaella e tutto il team del Gruppo di Auto Aiuto

giovedì 2 febbraio 2017

Sfatiamo i pregiudizi sull'uso degli psicofarmaci

Lo stereotipo che lo psichiatra cura i matti e li intontisce è ancora molto diffuso. Purtroppo. Purtroppo perché lo psichiatra in caso di specifici disturbi potrà darvi una cura che vi può migliorare la qualità della vita in momenti difficili, in cui la vostra forza di volontà a poco a che fare con lo star meglio.

I primi psicofarmaci scoperti subito dopo la seconda metà del Novecento si rivelarono particolarmente utili nel trattamento di numerosi disturbi mentali, ma avevano lo svantaggio di avere molti effetti collaterali di cui soffrivano in primis i pazienti e di cui anche i parenti si rendevano conto immediatamente, guardando i propri cari costretti a movimenti non più liberi, ma rigidi e rallentati, per esempio.  Questo fa si, che ancora oggi la memoria storica della popolazione sia influenzata, e sia ostile e non si fidi della figura dello psichiatra o degli psicofarmaci. Spesso mi chiedo se chi soffre di cuore si rivolga ad un cardiologo, medico specializzato, e se si rifiuti categoricamente di prendere la cura prescritta.

Il timore della DIPENDENZA è molto diffuso, questo preconcetto è dettato dal fatto che, a livello di  immaginario collettivo, vi è una associazione tra psicofarmaci e sostanze stupefacenti. In realtà è scientificamente dimostrato che gli antidepressivi  non danno dipendenza e che la loro sospensione, graduale e controllata,  non determina nessuna sindrome da astinenza. Qquesta è sicuramente una paura ampiamente diffusa, che spesso pregiudica la decisione di iniziare un trattamento adeguato anche quando, invece, potrebbe rivelarsi utile, per esempio, di fronte a una sintomatologia depressiva.
E’ bene sottolineare che, a dispetto delle nostre fantasie e credenze, gli unici farmaci che possono dare dipendenza, se usati male o troppo a lungo, sono le benzodiazepine, mentre gli antidepressivi, i neurolettici e gli stabilizzatori dell’umore non danno MAI dipendenza.  Per questo è molto importante che la terapia farmacologica sia seguita da uno specialista e che non sia sospesa o iniziata liberamente dal soggetto.
farmaci
Gli psicofarmaci, sono un utile, possibile strumento terapeutico da utilizzare  per attenuare o a far scomparire del tutto determinati sintomi, quando questi, magari particolarmente intensi o comunque “scomodi” (vedi l’insonnia) procurino particolare disagio in alcune aree della propria vita o un certo grado di sofferenza generale. L’effetto dato dai farmaci produce anche un miglioramento dei vissuti emotivi della persona (vedi un aumento del tono dell’umore e dell’energia psicofisica nel caso della depressione), e non una modificazione caratteriale o temperamentale.
Infine, un trattamento con farmaci non preclude affatto dall’intraprendere un percorso di psicoterapia quando ci sia bisogno e vi siano le indicazioni. In alcuni casi, infatti, una terapia combinata dà frutti migliori, più solidi e duraturi nel tempo che la sola assunzione di psicofarmaci
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